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Benessere animale

Le botticelle: un’analisi scientifica

Il 4 agosto la Camera ha approvato l’ordine del giorno di fermare le botticelle (cavalli che trainano carrozze per turisti) su tutto il territorio nazionale a seguito di una serie di pressioni che si sono fatte sempre più forti negli anni.

Da due sondaggi fatti sulla pagina instagram, è emerso come la comunità equestre sia abbastanza unita nel dire che la questione botticelle doveva essere maggiormente regolamentata e non abolita. I motivi sono legati a quale sorte toccherà ai cavalli e al danno economico per i proprietari.

I motivi che invece hanno spinto la scelta di abolire le botticelle sono legati a una mancanza del rispetto del benessere animale. Fermo restando che quest’anno, come gli altri anni, si siano verificate situazioni limite ed evitabili che hanno portato all’abbattimento di diversi cavalli (che comunque non sono la normalità), con questo post vorrei analizzare da un punto di vista oggettivo le problematiche di questa pratica turistica, anche riferendoci a studi scientifici.

Premetto che gli studi inerenti al tema sono pochi e spesso sono riferiti a singole località. I dati riportati sono comunque affidabili e veritieri.

Condizioni fisiche durante il lavoro

Nello studio di Vergara e Tadich (Effect of the work performed by tourism carriage horses on physiological and blood parameters), vengono eseguiti dei rilevamenti di frequenza respiratoria e cardiaca, temperatura rettale, analisi ematiche (emocromocitometrico, biochimico) e del lattato su 10 cavalli in una giornata tipo di 8 ore in una città cilena. I cavalli trasportavano un totale di 3 passeggeri compiendo un giro di 3,09-4,64 km.

Dallo studio emerge come le variazioni presenti (frequenza respiratoria e cardiaca, lattati, CK, cortisolo e N:L) siano fisiologiche per un cavallo al lavoro. Vediamo perché:

  • La frequenza cardiaca aumenta durante il lavoro al fine di portare più sangue, quindi più ossigeno ai tessuti, in particolar modo i muscoli, che lavorano per lo più in aerobiosi
  • La frequenza respiratoria aumenta sempre in relazione alla maggior richiesta di ossigeno dai muscoli

Entrambi i parametri ritornano negli standard fisiologici nella pausa di 10 minuti tra un giro e l’altro.

  • Il lattato è aumentato, ma rimanendo sempre nei limiti fisiologici. Questo perché i lattati aumentano normalmente durante l’esercizio fisico, in particolar modo in quello intenso, quando la glicolisi aerobia muscolare non è più in grado di produrre energia per la contrazione muscolare. Le cellule muscolari entrano nel metabolismo anaerobio, dove non necessitano più di ossigeno per produrre energia. Per contro, producono i lattati che entrano in circolo. Nel nostro caso, il lattato rimane comunque entro i limiti fisiologici in quanto il tipo di lavoro è prevalentemente svolto in aerobiosi
  • La creatin chinasi (CK) è leggermente aumentata durante il lavoro, sempre poi tornata nei range di normalità. Questo è legato al fatto che si ha un aumento della permeabilità cellulare durante l’esercizio. Infatti, la CK è anche un indice di danno tissutale, sia a livello di muscoli che renale. Il fatto che rientri nei valori fisiologici esclude entrambe queste due possibilità
  • Il cortisolo e il rapporto neutrofili:linfociti (N:L) serve per valutare lo stress dell’animale. Seppure entrambi i parametri siano usati come indice di stress, il cortisolo è meno affidabile in quanto soggetto a variazioni anche per altri motivi. Il rapporto N:L, più affidabile, rimane pressoché costante

Dallo studio emerge come le condizioni fisiche di questi cavalli siano ottimali durante il lavoro. Tuttavia, la letteratura è ancora carente in merito a studi sui cavalli da carrozza, infatti bisognerebbe effettuare studi sul lavoro a lungo termine e sul benessere psicofisico dei cavalli.

Predisposizione allo sviluppo di patologie

In un altro studio cileno (Morphological characteristics and most frequent health constraints of urban draught horses attending a free healthcare programme in the south of Chile: A retrospective study (1997-2009) vengono raccolti dati, per un periodo di 13 anni circa le patologie più frequentemente riscontrate in cavalli da carrozza.

Quelle più frequenti sono le patologie cutanee (38,3%), di cui il 62,5% sono lesioni cutanee legate per lo più a finimenti non adatti al cavallo: al pari di quello che si era detto per la sella, anche testiera, collare, tirelle e tutti gli altri finimenti devono essere adatti al cavallo. Altre problematiche cutanee altamente rappresentate sono le dermatiti estive e gli ectoparassiti, non legate però all’attività dei cavalli.

Seguono poi le patologie dell’apparato locomotore (rappresentate per il 22,4% dei cavalli). Tra queste ritroviamo le zoppie (62,2%) le cui cause più comuni sono osteoartriti e desmiti degenerative, anomalie dello zoccolo (23,6%), problemi di ferratura (8,1%), fratture (1,4%).

Infine abbiamo le patologie delle vie respiratorie (13,9%) che però sembrano avere per lo più cause batteriche/virali.

Riferendosi in particolar modo alle patologie ortopediche, lo studio mette in evidenza come sarebbe consigliato non mettere i cavalli al lavoro prima dei 4 anni di età (tenendo conto che lo sviluppo delle ossa perdura fino ai 7 anni di età, con alcune variazioni tra le razze) e ridurre il lavoro intorno ai 12 anni di età, quando le performance del cavallo iniziano a calare. In questo modo al lavoro ci sarebbero solo cavalli giovani, idealmente al top delle loro possibilità di performance.

Ovviamente, mettono in evidenza gli autori, ai cavalli deve essere sempre garantita una corretta stabulazione e alimentazione, oltre a un numero congruo di ore di lavoro e di riposo

Trauma della corona

Sembra essere una problematica abbastanza frequente nei cavalli da tiro in quanto tendono a calpestarsi da soli. Quando il cavallo presenta lo zoccolo chiaro, è più facile apprezzare un’eventuale area rigonfia sulla corona, seguita, poche settimane dopo, da un’area rossastra-violacea che scende lungo la parete dello zoccolo. L’utilizzo dei paracolpi riduce notevolmente la frequenza di questa patologia.

Trauma del tallone

I traumi del tallone (si intende il tallone zootecnico) sono una delle cause più frequenti di zoppia minore nel cavallo e spesso sono causati dall’incuria e da ferrature/scarpette non adatte al piede del cavallo. Di solito, una volta rimosso il ferro/scarpetta e lasciato il piede scalzo il dolore, e quindi la zoppia, si risolve da sola, a meno di infezioni. In tal caso, il trauma viene trattato come un ascesso.

Altre patologie riscontrate sono le osteoartriti, la sindrome di Wobbler (spondilopatia delle vertebre cervicali) e la rabdomiolisi. Tuttavia, queste patologie si possono presentare in tutti i cavalli, sportivi e non. Vediamole rapidamente:

  • Osteoartrite: degenerazione cronica delle cartilagini di un’articolazione
  • Sindrome di Wobbler: compressione del midollo spinale a livello di vertebre cervicali, di solito C5-C7, con degenerazione progressiva
  • Rabdomiolisi: danno dei muscoli scheletrici a seguito della presenza nel sangue di sostanze tipiche dei muscoli

Sicuramente l’utilizzo del cavallo su superfici dure come l’asfalto o il porfido per tempi lunghi non aiuta nella prevenzione di queste patologie. 

Dagli studi citati, si possono trarre le seguenti conclusioni: in primo luogo, come in tutte le discipline equestri, è sempre fortemente consigliato seguire quella che è la crescita del cavallo e rispettare i suoi tempi, quindi di non mettere al lavoro cavalli giovani, ma aspettare i 6/7 anni di età e iniziare con un lavoro graduale. Inoltre, sarebbe opportuno limitare le ore di lavoro in un giorno, soprattutto nel periodo estivo quando le temperature, soprattutto nelle città, si alzano di molto (tant’è che forse sarebbe più opportuno spostare questo tipo di turismo nelle campagne). Infine, la garanzia di una pausa tra un giro e l’altro garantisce al cavallo di potersi riprendere in modo ottimale, garantendo uno spazio di sosta dove possa stare all’ombra e, per quanto possibile, al fresco, con acqua, cibo e, se necessario, integratori elettrolitici per compensare le perdite da sudore. 

Per applicare queste misure servono però conoscenze e competenze non solo da parte dei driver, ma anche di chi scrive i regolamenti e le leggi. Idealmente, servirebbe anche la presenza di un medico veterinario di servizio che vigili sulla tutela del benessere di questi animali e sia pronto a intervenire qualora ce ne fosse il bisogno, proprio come accade nel corso delle manifestazioni sportive disputate a qualsiasi livello. 

Per leggere l’altra parte, scritta da Lisiana Patalano, vai su www.ilcavallobenessereebellezza.com.

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